mercoledì 30 novembre 2011

ENNEAGRAMMA IL PERFEZIONISTA

ENNEAGRAMMA IL PERFEZIONISTA




Ennea-tipo 1 Il Perfezionista
Fissazione cognitiva. 
Critico verso se stesso e verso gli altri: 
gli Uno sono sottoposti ad un continuo confronto con il proprio critico interno, la voce che è lì preposta a giudicare il proprio e altrui operato e che non esita a reagire contro ogni forma di errore e mancanza di rispetto delle regole, dei principi morali, di ciò che è giusto. 
L’Uno si sente eticamente superiore.
L’Uno, infatti, è sicuro che ci sia un modo giusto nel fare o pensare e, logicamente, reagisce in modo che esso vada rispettato. 
Allo stesso tempo tende a procrastinare per paura di sbagliare. 
Si esprime con “devo, si deve” e “bisogna” sostituendoli (anche quando non sarebbe necessario…) a “voglio” o “posso”.
Passione dominante. 
La forza trainante è l’ira: essa è vissuta come emozione negativa ed è, per questo, tenuta sotto controllo finché non erompe ed è quindi libera di esprimersi nella forma di risentimento nei confronti di chi ha commesso un errore e non ha corrisposto le aspettative.
Integrazione. 
Gli Uno evoluti sono ottimi strateghi e teorici. 
Come leader hanno sviluppato doti di tolleranza e di pazienza, sono ben focalizzati sugli obiettivi. 
Possono essere veri eroi morali.
Personaggi o modelli. 
I puritani, Catone il Censore, i Cavalieri del
Santo Graal, l’amor cortese, i Moschettieri,il Galateo, lo Zen, Einstein.

Conosco mio Figlio con l'Enneagramma

L'enneagramma
La gestione dell'anima che vi rivela il vostro carattere
Buono

Enneagramma - DVD
Scopri te stesso e gli altri - 3 ore di videocorso e intervista con l'autore
Da non perdere

L'amicizia ai tempi di facebook

L'amicizia ai tempi di facebook


Se dovessi dividere in tre categorie le persone che conosco, e che considero in qualche modo mie amiche (anche lontanamente, o anche solo per abusare del vocabolo 'amico'), penso che le catalogherei in quelle con cui prenderei un tè, quelle con cui berrei un whiskey, e, infine, quelle che stimo di più, e con cui farei entrambe le cose. Solo una persona sfugge a questa catalogazione, ed è quella con cui passerei tutta la vita.

Parliamo della seconda categoria, quella delle amicizie 'da whiskey', in altro modo definibili come 'amicizie da bar', ma potrei anche chiamarle amicizie 'da concerto'. Sono quelle persone conosciute in una situazione di disimpegno, generalmente nella febbre del sabato sera; alcune sono diventate anche presenze costanti delle serate nei locali. Chiamarle amicizie è lecito, ma svilente verso un senso più alto di questo vocabolo; sappiamo però bene come l'avvento dei social network abbia dato un valore semantico nuovo a questo termine. Eccoci nel mondo maledetto di facebook, dove sotto il termine 'amicizie' possiamo trovare persone con cui magari non abbiamo nemmeno parlato, che conosciamo di vista, e che all'improvviso vogliono farci sapere che sono fans delle 'vecchiette che si sentono importanti anticipando le parole del prete in chiesa', o del 'burro di arachidi'. Siamo ormai nella quarta categoria, le amicizie 'da facebook', una nuova realtà sociale in cui anche i più restii (e di esempi ne potrei fare diversi) prima o poi cadono.

Finché si è nella goliardia, o nell'utilizzo di facebook come alternativa alla pausa caffè, il problema non si pone. Il vero rischio si ha quando scendono in campo valori diversi, opinioni politiche, di religione; quando, insomma, su facebook non si parla più del video dei Misfits, ma del centocinquantesimo dell'unità d'Italia, del presidente del consiglio o di antisemitismo. Allora quel palco costruito, quella gerarchia delle amicizie, crolla e rivela la sua fragilità: quando, intendo, l'amico che consideravamo 'da whiskey' esce dal suo ruolo di personaggio del sabato sera, e si palesa nella sua interezza di uomo. Con le sue idee, spesso figlie di principi del tutto in opposizione con i nostri.
Allora: come reagire? Restare nella superficialità delle simpatie occasionali, chiudere gli occhi sulle nuove scoperte di un'inconciliabilità di valori (d'altronde era già un sospetto, dal momento che queste amicizie erano rimaste nella categoria del 'whiskey' e non eran passate a quelle 'da té'), o essere tanto fedeli alle proprie idee da mettere a repentaglio l'intero costrutto delle amicizie occasionali?


L'unica certezza è che facebook - anche nelle questioni ben più serie - ha cambiato il senso delle strutture del pensiero e della cultura di quasi ognuno di noi.

Riflettendoci un poco quando qualcuno toglie l'amicizia mi sento come se un amico in carne e ossa mi togliesse il saluto.
Divento nebuloso. 

Voi cosa ne pensate?



Videocorso - Facebook Marketing

Videocorso - Facebook Marketing
Come fare marketing, guadagnare soldi e potenziare la tua Immagine con le applicazioni in Facebook
"FARE Marketing e GUADAGNARE con le Applicazioni in Facebook", il nuovo video-corso professionale dove 3 esperti di Social Media Marketing ti insegneranno come progettare un'Applicazione Facebook per raggiungere i tuoi obiettivi di Marketing, per fare soldi e guadagnare in immagine.
Come monetizzare la tua applicazione e come valutarne il ROI, come si attua il viral loop e l'engine of adoption e... molto altro ancora.
In più l'esclusiva raccolta di "15 Applicazioni-Case History" ricche di idee e suggerimenti utili.

Programma del videocorso

  • FACEBOOK e le sue Applicazioni
  • Come FARE Business e Marketing con le Applicazioni per Facebook
  • Esploriamo le Applicazioni più interessanti... (vedi Bonus in Omaggio)

Contenuti del videocorso

  • Video Corso scaricabile
  • Dispense del corso
  • 15 Applicazioni-Case History in omaggio
  • Attestato di Partecipazione

Note tecniche

Il video corso e tutto il materiale aggiuntivo potrà essere scaricato direttamente tramite internet (tot. circa 100 MB). A tal fine si consiglia una connessione veloce Adsl. Dopo aver scaricato tutto il materiale potrai seguire l'intero corso senza essere collegato ad internet. Questo corso è compatibile con Pc & Mac e con tutti i sistemi operativi: Windows, Mac Os e Linux.


Dropbox I tuoi file, ovunque gratis

Dropbox I tuoi file, ovunque gratis


I tuoi file, ovunque

Qualsiasi file viene salvato in Dropbox anche salva istantaneamente al vostro computer, telefoni, e il sito Dropbox.

  • 2GB di Dropbox per libero, con abbonamenti fino a 100 GB disponibili.
  • I tuoi file sono sempre disponibili presso il sito web sicuro Dropbox.
  • Dropbox lavora con di Windows , Mac , Linux , iPad , iPhone , Android e BlackBerry.
  • Funziona anche in modalità offline. Avrete sempre i vostri file, anche se non si dispone di una connessione.
  • Dropbox trasferisce solo le parti di un file che modifica (non il tutto).
  • Limiti di larghezza di banda impostata manualmente - Dropbox non hog la connessione.


Semplice condivisione

Cartelle condivise consentono alle persone di lavorare insieme sugli stessi progetti e documenti.

  • Invita i tuoi amici, familiari o compagni di squadra in una cartella. Sarà come se hai salvato la cartella sul proprio computer.
  • Vedere i cambiamenti di altre persone istantaneamente.
  • Creare gallerie fotografiche visualizzabili da chiunque si sceglie.
  • Invia un link a qualsiasi file nel vostro Dropbox utilizzando la cartella pubblica.


Dropbox mobili

Applicazioni per iPhone, iPad, Android, BlackBerry e mantenere il vostro Dropbox a portata di mano, anche in viaggio.

  • Portate i vostri file con voi quando siete in viaggio.
  • Modificare i file nel vostro Dropbox dal telefono.
  • Facilmente caricare le foto ei video di Dropbox.
  • Condividere liberamente con amici e familiari.


La tua roba è sicuro

Dropbox protegge i file senza bisogno di pensarci.

  • Dropbox mantiene un mese la storia del vostro lavoro.
  • Qualsiasi modifica può essere annullata, ei file possono essere recuperati.
  • Secure Sockets Layer (SSL) e AES-256 bit.

sabato 26 novembre 2011

Studiate perché e' l'asino che tira il carretto ........... il mondo si sta riempiendo di asini?

Studiate perché e' l'asino che tira il carretto ........... il mondo si sta riempiendo di asini?


Cosa pensate nel momento in cui sentite un intervista alla TV o alla radio dove intervistano un famigliare che ha perso la figlia o il figlio in un incidente o a causa di un delitto e gli chiedono
 ' come si sente?'



Devo dirtelo brutto imb...?

Le interviste a politici e non solo mi turbano profondamente.

Ad affermazioni tipo:
 'questo governo e' un disastro' 
'bisogna aiutare di piu' chi soffre'
'le pensioni non si toccano'
'occorrono riforme'
'bisogna aumentare i posti di lavoro'
'bisogna aumentare le risorse per..'
ecc.

Cosa passa per la testa del giornalista che omette di  ribattere con domande costruttive e chiarificatrici come:
'Tu cosa faresti?'
Come pensi di realizzarlo?'

E' facile riempirsi la bocca di truismi, in pratica, una affermazione vera e riconosciuta con assoluta certezza come tale da chi ascolta.
Quindi se qualcuno, in tono adeguatamente convincente, pronuncia una serie di affermazioni palesemente vere (truismi, appunto) e le fa seguire da un’affermazione verosimile, il nostro sistema di controllo l’accetta come se fosse assolutamente vera.
Se, continuando, il nostro interlocutore fa altre affermazioni assolutamente e palesemente vere, il nostro sistema di controllo si rilassa ulteriormente, e a questo punto un’affermazione anche poco credibile viene fatta passare come vera.



Penso che anche voi l'abbiate notato questa che io reputo una presa in giro della nostra intelligenza.
Ore e ore di trasmissioni per nulla.
Alla fine ti chiedi:
 'Quindi?'
Tutti i programmi di approfondimento della cronaca li trovo un elogio all'imbecillita' e alla mancanza di rispetto del telespettatore.
Evito di fare l'elenco dei programmi ..... li conoscete tutti.

Se non vi e' di meglio in televisione .. spegnetela e aprite un libro...... il vostro cervello vi ringrazierà.

Voi cosa ne pensate?
Stiamo diventando davvero tutti asini ?

Le domande che vengono insegnate ai bambini delle elementari per comporre un buon tema:
chi?
che cosa?
come ?
dove?

i giornalisti ed i loro direttori se le ricordano?

Ho omesso il perché? come domanda  perché prevede risposte stupide non argomentative come:
Perché si.
Perché no. 

Blindato come sempre attendo i vostri commenti.


Per approfondire:

Il Linguaggio del Cambiamento

Il Linguaggio del Cambiamento

Elementi di comunicazione terapeutica


Questo libro focalizza l'importanza del linguaggio nella psicoterapia: non il linguaggio come semplice mezzo d'espressione, bensì il linguaggio come arte di persuasione.Esistono due realtà: quella oggettiva, esterna, e l'altra, che è il risultato delle nostre opinioni sul mondo. La loro sintesi determina convinzioni, pregiudizi, valutazioni e distorsioni, ossia, per dirla con Watzlawick, la nostra "immagine del mondo".

Gli interventi linguistici tendono a modificare questa immagine e, in particolare, quando si parli di psicoterapia, "l'immagine del mondo che produce dolore". Scopo di questo libro è illustrare la grammatica del cambiamento e le varie tecniche attraverso cui renderlo possibile: paradossi, spostamenti di sintomi, giochi verbali, prescrizioni. Tutto ci" che appare immodificabile pu", secondo Watzlawick, essere cambiato se si conoscono le opportune strategie.

Scritto sulla base di una fitta documentazione di casi clinici, allegorie, illustrazioni, aneddoti, citazioni di grandi filosofi, artisti, scrittori e pensatori, Il linguaggio del cambiamento è un libro non soltanto sulla terapia ma anche sulla vita. Nel corso delle sue numerose ristampe (la prima edizione è del 1980), ha consentito ai suoi molti lettori una stimolante conoscenza clinica e una feconda opportunità di comunicare con se stessi.
Approfondimento
Il linguaggio del cambiamento è stato pubblicato nel 1980 nella "Biblioteca di Psichiatria e Psicologia clinica". Questa è la dodicesima edizione. "Non si può leggere questo libro - ha scritto Peggy Papp, dell'Ackerman Institute di New York - senza essere stimolati e provocati dalle idee di Paul Watzlawick sui fenomeni del cambiamento nel comportamento e nell'attitudine individuale verso il mondo."
Avendo esplorato i differenti aspetti del cambiamento in Pragmatica della comunicazione umana, Change e La realtà della realtà (già tradotti in italiano), Watzlawick ora elabora su questo argomento alcune indicazioni per la comunicazione terapeutica. Il libro focalizza l'importanza del linguaggio nella psicoterapia: non il linguaggio come semplice mezzo di espressione, ma il linguaggio come arte di persuasione.
Watzlawick ritiene che l'uomo disponga di due linguaggi diversi. Il mondo della razionalità è controllato dall'emisfero cerebrale sinistro e ci consente di interpretare la realtà obiettiva in termini razionali secondo una logica metodologica. Questa è spesso in conflitto con l'attività dell'emisfero destro, origine delle fantasie, dei sogni e delle idee che possono sembrare illogiche e assurde. Il linguaggio della psicoterapia è il linguaggio dell'emisfero destro perché in esso l'immagine del mondo è concepita ed espressa. Questo libro è destinato a insegnare la grammatica dell'emisfero destro in cui si realizza il "cambiamento": il lavoro della terapia secondo Watzlawick è "cambiare l'immagine del mondo che produce dolore" nel paziente. Le varie tecniche per realizzare ciò sono descritte in modo chiaro e pratico come diverse strategie: paradossi, spostamenti di sintomi, giochi verbali, prescrizioni. Tutto ciò che appare immodificabile può, secondo Watzlawick, essere cambiato.

lunedì 21 novembre 2011

NIENTE È COME SEMBRA

NIENTE È COME SEMBRA



Alejandro Jodorowsky

ALEJANDRO JODOROWSKY, nato nel Cile del Nord nel 1929, figlio di immigrati ebreo-ucraini, si è trasferito dal 1953 a Parigi (città dove risiede tuttora), dove ha fondato con Fernando Arrabal e Roland Topor il movimento di teatro “panico”. Artista eclettico, Jodorowsky durante la sua carriera artistica ha toccato vari campi: mimo, attore, regista cinematografico (El Topo (1971) e La Montagna Sacra (1973) sono i suoi capolavori), autore di teatro, poeta, romanziere e sceneggiatore di fumetti. In tutti i suoi lavori l'aspetto visionario ha sempre prevalso, sottolineando così la necessità di rompere le strade note e prosaiche. 
Uno degli aspetti più affascinanti di Alejandro Jodorowsky riguarda la sua figura di psicoanalista sui generis. E' difficile posizionarlo rispetto a una scuola o a una corrente di pensiero, e non a caso si definisce psicomago. In realtà egli ha elaborato un modo nuovo di entrare in contatto con l'inconscio.


ALEJANDRO JODOROWSKY 
Psicogenealogia 




"Mentre scrivevo per Moebius il fumetto l'Incal, iniziai a fare le prime letture di Tarocchi. Più facevo pratica e più mi rendevo conto che tutti i problemi sfociavano nell'albero genealogico. Esaminare i problemi di una persona significava entrare nell'atmosfera psicologica dell'ambiente familiare: avevo capito che eravamo segnati dall'universopsicomentale dei nostri cari.



Dalle loro buone qualità ma anche dalle loro idee pazze, dai sentimenti negativi, dai desideri inibiti, dagli atti distruttivi. Il padre e la madre proiettavano sul neonato tanto atteso tutti i loro fantasmi: volevano vedergli realizzare quello che loro non erano riusciti a vivere o a conseguire. E così assumevamo una personalità che non era la nostra ma che proveniva da uno o più membri della nostra cerchia affettiva; nascere in una famiglia era, per così dire, essere posseduti.




La gestazione di un essere umano non viene quasi mai portata a termine in modo corretto. Sul feto influiscono le malattie e le nevrosi dei genitori. Dopo un po' di pratica, mi bastava osservare i movimenti di chi mi chiedeva un consulto e udire qualche frase per dedurre in quale modo fosse venuto al mondo. Avevo capito che il modo in cui veniamo partoriti, e sovente non è quello giusto, ci allontana da noi stessi per tutta la vita. E questi parti malfatti vengono provocati dai problemi emotivi che esistono tra i nostri genitori e i nostri nonni. Il male si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone proiettando sui figli ciò che prima era stato proiettato su di lei... a meno che non si acquisti consapevolezza spezzando così il circolo vizioso. Non dobbiamo avere paura di immergerci profondamente in noi stessi per affrontare la parte di noi che è stata mal formata, l'orrore della mancata realizzazione: soltanto così faremo saltare l'ostacolo genealogico che si erge come una barriera impedendo il flusso e riflusso della vita. In questa barriera ritroviamo gli amari sedimenti psicologici di nostro padre e nostra madre, dei nonni e dei bisnonni. Dobbiamo smetterla di identificarci con l'albero e capire che non è confinato nel passato: al contrario, vive ed è presente all'interno di ciascuno di noi. [...]


L'albero genealogico si comporta, con tutte le sue componenti, come un individuo, un essere vivente. Ho chiamato lo studio di questi problemi "psicogenealogia", così come ho chiamato lo studio dei tarocchi "tarologia". nel giro di pochi anni i tarologi e gli "psicogenealogi" si sono moltiplicati. Alcuni terapeuti che hanno compiuto studi genealogici hanno cercato di ricondurre tale albero a formule matematiche, ma non è possibile ingabbiarlo nella razionalità. L'inconscio non è scientifico, è artistico. Lo studio delle famiglie va condotto diversamente. Di un corpo geometrico si conoscono perfettamente le relazioni fra tutte le parti, per cui non è modificabile. Un corpo organico sviluppa relazioni misteriose: si possono aggiungere o sottrarre parti eppure, fondamentalmente, il corpo continua a essere quello che era. Le relazioni interne di un albero genealogico sono misteriose. Per comprenderle occorre entrare dentro di lui come dentro un sogno. Non bisogna interpretarlo, bisogna viverlo. Il paziente deve fare la pace con il suo inconscio, non deve liberarsi di lui ma trasformarlo in un alleato. Se impariamo il suo linguaggio, si mette a lavorare per noi. Se la famiglia che vive dentro di noi ancorata alla memoria infantile è alla base del nostro inconscio, allora dobbiamo far evolvere ogni nostro parente trasformandolo in un archetipo. Dobbiamo innalzarlo al nostro livello di coscienza, dobbiamo esaltarlo, immaginarlo nell'atto di dare il meglio di sé stesso. Tutto ciò che diamo a lui lo diamo a noi. Ciò che gli neghiamo, lo neghiamo a noi. [...]


Un maestro zen disse: "La natura del Buddha si trova anche in un cane". E questo significa che dobbiamo immaginare la perfezione in ogni personaggio della nostra famiglia.[...]"

(Estratto dal libro La Danza della Realtà, di Alejandro Jodorowsky)



Psicomagia


Come invertire la rotta delle nostre paure, sciogliere i nodi del malessere, sfondare i muri dell'incubo? Agendo, risponde Alejandrò Jodorowsky. Compiendo un atto paradossale che scuota l'immobilità patologica di cui siamo prigionieri. Un atto dettato dalla voce dell'inconscio e tradotto nella surreale poesia di una quotidianità trasgressiva e onirica.

Jodorowsky ascolta, interroga, esplora il labirinto emotivo dei suoi interlocutori e pazienti. Senza interpretare. Senza forzare i significati. Come un regista abituato alle meraviglie e allo stupore del teatro, raccoglie dai gesti sospesi quello che può riavviare l'azione, riaccendere le luci della scena.

Prese le distanze dalla sicumera scientifica della psicanalisi, Jodorowsky propone il semplice abbandono all"'atto psicomagico", la confidenza tra la profondità dell'esperienza e la complice, quasi omeopatica, adesione alle forme del proprio male. Guarire è, in questa "terapia panica", una parola stonata. Imparare a essere felici, no.



Questo è un linguaggio che l'inconscio è in grado di comprendere. Nella psicoanalisi tradizionale non si fa altro che tentare di decifrare ed interpretare con il linguaggio corrente i messaggi inviati dall'inconscio. Io agisco al contrario: invio messaggi all'inconscio utilizzando il linguaggio simbolico che gli è proprio. Nella psicologia spetta all'inconscio decifrare l'informazione trasmessa dal cosciente.(Estratto dal libro Psicomagia di Alejandro Jodorowsky)



"Per risolvere un problema non bastava identificarlo! Una presa di coscienza, un confronto drammatizzato, un perdono immaginato se non venivano seguiti da un atto nella vita quotidiana, alla fine erano sterili. Giunsi alla conclusione che dovevo indurre le persone ad intervenire su quella che ritenevano essere la loro realtà. Ma ero restio a farlo. Con quale diritto mi intromettevo nella vita degli altri? Avrei esercitato un'influenza nei loro confronti che poteva facilmente degenerare in una presa di potere, creando delle dipendenze. Mi trovavo in una posizione difficile in quanto le persone che venivano a consultarmi mi chiedevano in un certo senso di convertirmi in padre, madre, figlio, marito, moglie... Perché la presa di coscienza di un problema fosse davvero efficace dovevo obbligare l'altro ad agire, per cui non lo chiamavo paziente bensì richiedente, e gli prescrivevo delle azioni ben precise senza per questo assumermene la tutela o diventarne la guida per tutta la vita. È nato così l'atto psicomagico, nel quale si coniugano tutte le esperienze che ho assimilato nel corso degli anni.


Prima di tutto, la persona si impegnava a compiere l'atto così come glielo prescrivevo, senza cambiare una virgola. Per evitare deformazioni dovute agli errori della memoria, doveva subito annotare il procedimento da seguire; una volta compiuto l'atto, mi avrebbe mandato una lettera nella quale in primo luogo trascriveva le istruzioni ricevute, poi mi raccontava nei dettagli in quale modo le aveva portate a termine, le circostanze e gli incidenti di percorso. In terzo luogo descriveva i risultati ottenuti. Alcune persone attesero un anno prima di mandarmi la lettera, altre, non volendo fare esattamente quello che avevo prescritto, mettevano in discussione le mie ricette, tentavano di contrattare e trovavano ogni genere di scuse per non seguire alla lettera le istruzioni. Come avevo sperimentato, se si cambia un dettaglio, anche minuscolo, e non si rispettano le condizioni indispensabili per la riuscita dell'atto, gli effetti possono essere nulli oppure negativi. In realtà, la maggior parte dei problemi che ci tormentano sono quelli che vogliamo avere: siamo vincolati alle nostre difficoltà in quanto sono loro che formano la nostra identità, sono loro che ci consentono di definirci in quanto persone con un determinato carattere. Quindi non c'è niente di strano se qualcuno tenta di tergiversare e fa di tutto per sabotare l'atto: uscire dai problemi implica modificare profondamente la relazione che abbiamo con noi stessi e con il passato.[...]



Lo psicomago si presenta come il semplice conoscitore di una tecnica, come un istruttore, e si preoccupa di spiegare al paziente il significato simbolico di ogni atto e la sua finalità. Chi viene a chiedere un consulto sa che cosa sta facendo. Ogni superstizione viene bandita: eppure non appena si mettono in pratica gli atti prescritti, la realtà inizia a danzare in un modo diverso, nuovo. Accadono eventi inaspettati che aiutano la realizzazione di un qualcosa che sembrava impossibile.[...]



Dare consigli di psicomagia potrebbe sembrare un facile giochetto surrealista, ma in realtà li può dispensare soltanto chi abbia lavorato a lungo su se stesso. Ogni atto deve rispondere alle più sottili caratteristiche di chi viene a chieder un consulto, come un paio di scarpe fatte su misura. Poiché non esistono due persone identiche, non si possono prescrivere due atti che siano identici. [...]




Una volta ho concesso a Gilles Farcet una serie di interviste che sono state pubblicate in un libro, Psicomagia. I lettori mi hanno scritto chiedendomi delle sedute private, e io ho acconsentito: per un anno ho affrontato i problemi più gravi sperimentando nuove strade in questo genere di terapia. Diversi psicoanalisti, specialista in osteopatia e medici della cosiddetta Nuova medicina hanno seguito i miei corsi e li hanno adattati alle loro discipline. Più tardi l'istituto SAT (Seekers After Truth, Ricercatori della Verità), sotto la direzione dello psichiatra Claudio Naranjo, discepolo diretto di Frederick Perls (il creatore della terapia Gestalt), mi ha invitato a tenere alcuni corsi in Spagna e in Messico, dove trecento futuri terapeuti hanno imparato [...] soprattutto le tecniche della psicomagia. Ho formato dei gruppi di studio anche a Santiago del Cile e poi a Napoli, con gli allievi dello psicoanalista Antonio Ferrara. Per riuscire a trasmettere quest'arte che pratico in uno stato di "trance", ho dovuto sforzarmi di trovare delle leggi che consentissero agli scienziati di addentrarsi nei suoi misteri.
La psicomagia si basa sostanzialmente sul fatto che l'inconscio accetta il simbolo e la metafora, dando loro la stessa importanza che darebbe a un fatto reale. I maghi e gli sciamani delle culture più antiche lo sapevano bene. Per l'inconscio, intervenire su di una fotografia,una tomba,un capo d'abbigliamento o qualsiasi oggetto personale (un dettaglio può simboleggiare il tutto) equivale a intervenire sulla persona in carne ed ossa.[...]

La psicomagia tenta di far guadagnare tempo, accelerando la presa di coscienza: così come una malattia può manifestarsi all'improvviso, anche la guarigione può arrivare repentinamente. Una malattia improvvisa viene chiamata disgrazia,una guarigione repentina miracolo. Eppure entrambe hanno un'unica radice: sono manifestazioni del linguaggio dell'inconscio. Grazie ad un'analisi tramite i Tarocchi, grazie ad una profonda comprensione mediante lo studio delle ripetizioni all'interno dell'albero genealogico e grazie alle azioni psicomagiche, possiamo avvicinarci alla pace interiore che è il frutto della scoperta della nostra vera identità".


(Estratto dal libro La Danza della Realtà di Alejandro Jodorowsky)

Immagini mentali

Immagini mentali

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.




L'immagine mentale è una rappresentazione mentale realizzata dal cervello umano, il quale funziona in maniera iconica.

Le cose (mai la loro negazione) sono rappresentate anche quando esse non sono direttamente percepite dagli organi di senso
La formazione e la modifica delle immagini mentali avviene in modo automatico e continuo. Il cervello, attraverso i canali sensoriali (visivo, uditivo, tattile, olfattivo e gustativo), acquisisce le informazioni principali che vanno a finire nel registro sensoriale (vedi memoria sensoriale). Una piccola parte degli stimoli sensoriali passa nella memoria a breve termine. In base alla nostra esperienza, il cervello è in grado di raggruppare gli stimoli sensoriali in unita' d'informazione (chunk). Gli elementi scelti generano immagini, le quali possono essere richiamate in qualunque momento influenzando il comportamento e le decisioni dell'individuo impegnato in quel particolare contesto.
Abbiamo detto che sistono immagini mentali relative a tutti i cinque sensi, ma la ricerca fino ad ora svolta in ambito psicologico riguarda principalmente le immagini visive.
Esse sono una metafora del cambiamento in quanto generano la credenza di poter effettuare
rapidamente dei cambiamenti nella direzione voluta.


Le immagini mentali immagazzinate in passato possono essere rielaborate, quindi anche le linee guida e strategie saranno modificate per diventare sempre più complesse (procedure complesse). L’apprendimento di procedure complesse avviene per tentativi ed errori. Sostanzialmente una procedura complessa è una sequenza ordinata di procedure più semplici già conosciute e funzionanti. Una volta che la procedura è funzionante, perché si ottiene l'obiettivo prefissato, la mente deve solo richiamare l'immagine del risultato finale in modo da attivare autonomamente, quindi senza l'intervento della coscienza, l'esecuzione di quella particolare procedura.
È possibile quindi elicitare in un soggetto una risposta emozionale attraverso stimoli esterni che rievochino una rappresentazione interna specifica, in base alle sue esperienze pregresse.Lo schema standard è il seguente:
1) Identificare un comportamento che si vuole cambiare, una situazione in cui si è in crisi o
bloccati.
2) Identificare l’immagine che da l’avvio al comportamento, può essere utile fare realmente
ciò che deve precedere il comportamento stesso in modo da identificare l’immagine che da
l’avvio alla reazione indesiderata. Associarsi a questa immagine.
2) Creare un’immagine di noi stessi mentre stiamo realizzando il comportamento desiderato.
3) Vedere, su uno schermo mentale, l’immagine che si vuole modificare in grande , molto
nitida e luminosa, mentre nell'angolo destro dello schermo mettere una piccola immagine
scura di come si vorrebbe comportarsi.
4) Far aumentare di dimensioni e luminosità l’immagine piccola in modo tale che
letteralmente invada l’immagine del comportamento indesiderato mentre si pronuncia la
parola “via !“
Terminato una prima volta oscurare lo schermo o aprire gli occhi.
Ripetere il tutto per un totale di cinque volte.
La chiave del modulo dello scatto sta nella velocità e nella ripetizione.
5) Verifica.

Il cervello sostanzialmente utilizza e richiama le immagini per formare delle linee guida, le quali definiscono il nostro comportamento a fronte degli stimoli esterni. Gli stimoli esterni insieme alla rappresentazione interna, generano delle decisioni che si traducono in un comportamento.

Per i tipi 6 dell'enneagramma le prove scientifiche le trovano qui:
  • Finke, R. A., (1989). Principles of Mental Imagery. MIT Press, Cambridge, Massachussets.
  • Kosslyn, S. M., (1980). Image and Mind. Harvard University Press.
  • Kosslyn, S. M., (1994). Image and Brain: The Resolution of the Imagery Debate. MIT Press, Cambridge, Massachussets.
 

Non esistono esseri umani che non producono immagini mentali